“Avevo una fattoria in Africa, ai piedi delle colline Ngong”...
Così cominciò il romanzo autobiografico della scrittrice danese Karen Blixen, nel 1936.
Un romanzo struggente che ho letto tutto d'un fiato, che ho sentito mio in ogni singola parola perché i suoi sentimenti per quella terra, il Kenya, sono stati gli stessi miei per molto tempo e come lei, purtroppo, non sono riuscita a viverci per sempre come sognavo.
Io non avevo una fattoria, ma una grande casa in stile arabo affacciata sull'Oceano Indiano.
Quella terra era casa mia, prepotentemente mia e ogni volta che dovevo tornare in Italia era una vera sofferenza; contavo i giorni e le ore che mi separavano dal ritorno "a casa" in Africa.
Lì ho imparato ad amare le spezie ed i sapori forti, la loro musica, i loro tessuti, i loro monili, il loro artigianato.
Ad ogni rientro in Italia portavo le valige piene di meraviglie (erano ancora possibili i 20 chili in aereo).
Purtroppo la vita a volte decide per te strade diverse da quelle che ti eri prefissato e così sono dovuta rientrare in Italia, con il cuore a pezzi e mai più rivedere la mia amata terra.
Nella casa che avevo allora qui in Italia, mi ero circondata di tutte le cose che avevo portato dal Kenya così da avere l'illusione di sentirmi ancora parte di quella terra.
Da quel tempo sono passati svariati decenni ma mi basta poco per risvegliare quell'antico amore mai dimenticato. Così è accaduto l'altro ieri preparando questa tavola con delle tovagliette che mi sono fatta cucire in Kenya da un bravissimo sarto che ricordo ancora perfettamente, i bracciali in osso decorato che ho utilizzato come fermatovaglioli inserendo un baccello secco di acacia del Samburu, i cuscini delle poltroncine in tessuto maculato, l'antico cappello da safari, le maschere del popolo Masai...
Karen Blixen scrisse: "Quando gli Dei vogliono punirci, avverano i nostri desideri".
Ma per me e per lei non è stato così...
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