Ecco, questi sono i tipici piatti che mi rappresentano; piatti che fanno tanto campagna e che ti immagini vengano serviti su tavoloni di legno accanto ad un camino acceso. Piatti che sanno di tradizioni del passato, di casa e di famiglia.
I piatti "moderni" proposti dai grandi Maestri, che spesso sembrano sospesi in equilibri incerti e forme architettoniche improbabili, non sono per me. Portami invece in una rustica trattoria toscana e mi avrai reso felice...
Tornando alla nostra ricetta, le dosi che vi ho indicato sono per terrine del diametro di circa 15 centimetri. Se invece avete delle terrine o delle cocotte più piccole, basta diminuire un po' le dosi.
Ho inserito questo piatto tra i secondi, nell'indice delle mie ricette, ma lo definirei piuttosto un piatto unico perché vi assicuro che sazia molto.
Se non avete modo di reperire la farina per polenta taragna, che è tipica delle zone montuese valtellinesi, va benissimo anche la normale polenta gialla.
Carine da vedere, buonissime da mangiare e facilissime da preparare. Ottime se proposte in giornate fredde. Consigliatissime!
Se non avete mai sentito parlare della raspadüra, a fine pagina scoprirete di cosa si tratta e nel video vedrete come viene ottenuta.
Preparazione facile
Per 4 terrine del diametro di circa 15 cm:
- 250 gr circa di polenta taragna (oppure polenta gialla)
- 300 gr di gorgonzola dolce
- 150 ml di panna
- 2 pere non troppo mature
- gherigli di 12 noci
- raspadüra o scaglie di grana a piacere
- sale e pepe
- burro
Preparare la polenta taragna che dovrà risultare abbastanza morbida.
Per creare il solco nella polenta all'interno delle terrine procedere così:
riempirle una per volta fino a metà di polenta calda quindi ungere, con burro o olio, la parte esterna di una ciotola in misura idonea. Appoggiare la ciotola sulla polenta e fare una leggera pressione fino a far arrivare la polenta poco sopra al bordo della terrina. Utilizzare una ciotola per ogni terrina.
Lasciare in posa almeno un'ora.
Nel frattempo in una capiente ciotola mettere il gorgonzola tagliato a pezzi, amalgamarlo con la panna e una leggera macinata di pepe nero. Aggiungere la raspadüra o scaglie di grana, la pera tagliata a piccoli dadini e i gherigli di noce tritati grossolanamente.
Mescolare delicatamente.
A questo punto sfilare le ciotole dalle terrine roteandole delicatamente per non rompere la polenta.
Riempire l'incavo nella polenta con il composto al gorgonzola e sopra aggiungere ancora qualche ricciolo di raspadüra o scaglie di grana.
Mettere in forno preriscaldato a 180° fino a quando si saranno completamente sciolti i formaggi e sulla superficie si sarà formata una leggera doratura.
Servire ben calde.
COS'E' LA RASPADÜRA
La raspadüra (termine della lingua lombarda occidentale che in italiano significa raschiatura) è un modo di servire il formaggio grana presentandolo come sottilissime sfoglie, raschiate con un particolare coltello da una forma di Granone Lodigiano oppure di qualunque formaggio grana giovane, stagionato dai quattro ai sei mesi.
È un elemento tipico della gastronomia lodigiana, ma è diffusa anche nelle province di Pavia e Cremona, dove conserva lo stesso nome.
La raspadüra viene solitamente servita come antipasto, spesso accompagnata da salumi, noci o funghi, ma può anche essere utilizzata per guarnire primi piatti come il risotto o la polenta.
ORIGINI
La raspadüra nacque come cibo povero: quando le forme di Granone Lodigiano erano prodotte artigianalmente nelle casere delle cascine, poteva capitare che stagionassero non perfettamente. Per questo motivo, al primo taglio, potevano presentare dei difetti di compattezza o d'altro genere; allora il padrone faceva togliere con una grossa lama la parte offesa, donando i riccioli di formaggio "malato" ai suoi contadini.
Dunque la raspadüra fu per decenni un cibo buono solo per i poveri, mentre ora è una pietanza ricercata, venduta anche in lussuosi incarti per essere regalata e sono impiegate forme d'alta qualità, stagionate, per essere tagliate senza sfaldarsi.
In molti paesi del lodigiano, in occasione dei giorni di mercato, è possibile assistere ancora oggi alla raspada, ossia l'operazione che fa nascere la raspadüra.
(Testo tratto da internet)
COS'E' LA RASPADÜRA
La raspadüra (termine della lingua lombarda occidentale che in italiano significa raschiatura) è un modo di servire il formaggio grana presentandolo come sottilissime sfoglie, raschiate con un particolare coltello da una forma di Granone Lodigiano oppure di qualunque formaggio grana giovane, stagionato dai quattro ai sei mesi.
È un elemento tipico della gastronomia lodigiana, ma è diffusa anche nelle province di Pavia e Cremona, dove conserva lo stesso nome.
La raspadüra viene solitamente servita come antipasto, spesso accompagnata da salumi, noci o funghi, ma può anche essere utilizzata per guarnire primi piatti come il risotto o la polenta.
ORIGINI
La raspadüra nacque come cibo povero: quando le forme di Granone Lodigiano erano prodotte artigianalmente nelle casere delle cascine, poteva capitare che stagionassero non perfettamente. Per questo motivo, al primo taglio, potevano presentare dei difetti di compattezza o d'altro genere; allora il padrone faceva togliere con una grossa lama la parte offesa, donando i riccioli di formaggio "malato" ai suoi contadini.
Dunque la raspadüra fu per decenni un cibo buono solo per i poveri, mentre ora è una pietanza ricercata, venduta anche in lussuosi incarti per essere regalata e sono impiegate forme d'alta qualità, stagionate, per essere tagliate senza sfaldarsi.
In molti paesi del lodigiano, in occasione dei giorni di mercato, è possibile assistere ancora oggi alla raspada, ossia l'operazione che fa nascere la raspadüra.
(Testo tratto da internet)
Divini!! Adoro la polenta taragna e questo ripieno, così caldo e avvolgente, mi intriga parecchio. Gorgonzola, pere e noci? Un tris vincente! Bravissima!!
RispondiEliminaEricaaaa ciao. Provale subitissimo, ne vale la pena davvero. Un piatto "da montagna" e con questo tempo è ideale.
EliminaFammi sapere. Ciao cara.
Che meraviglia! Bravissima
RispondiEliminaGrazie Meris, poco merito perché sono talmente facili che quasi... si preparano da sole!
EliminaUn caro saluto, Lorena
Una deliziosa combinazione di sapore e consistenza!!!
RispondiEliminaBaci cara!!!
Grazie Nines, sono davvero ottimi pur se delicati.
EliminaBuon weekend, Lorena
questi cestini sono bellissimi!!! adoro la polenta taragna...dovrò solo variare il ripieno, ma la tua ricetta è perfetta!!
RispondiEliminaGrazie Flavia, con questi cestini si possono fare svariati ripieni. A seconda dei gusti e di ciò che si ha a disposizione.
EliminaUn saluto.
Buonooooooo mi piace conosco la raspadura fatta con il coltello speciale ma bisogna avere la materia prima....poi ce una cosa simile ed è la grolle per il formaggio Tête de Moine. Comunque mi piace questa ricetta e vedrò di arrangiarmi. Grazie e buona domenica.
RispondiEliminaEdvige ciao, se non sei della zona la raspa non la trovi ma vanno benissimo anche le scaglie di grana.
EliminaBuona domenica anche a te.
...eh no sono del Friuli Venezia Giulia estremo a destra della cartina verso ..l'est molte cose arrivno nei centricommerciali ma non tutto. Le scaglie si trovano ma sono grosse non è la raspadura purtroppo...ho un amico che va ogni tanto a Milano sai dirmi dove potrebbe trovarla ovviamente confezionata??? Ciaoo buona domenica.
EliminaGuarda Edvige, puoi trovarla sicuramente nel lodigiano ma, probabilmente anche nel cremonese e pavese.
EliminaPuoi fare tu le scaglie belle sottili se hai l'attrezzino per tagliare i tartufi e va anche benissimo la grattugia a 4 lati (usa il lato con i tagli larghi) oppure grattugia il grana con la grattugia, sempre a 4 lati, usando la parte per julienne.
Fammi sapere...
Ciao.
Ecco! Allora abbiamo qualcosa in comune... Anche io amo tantissimo questi piatti rustici campagnoli. Sarà che trascorrendo sempre le vacanze in Trentino, mi sono abitiata a mangiare queste meraviglie di piatti, anche ben presentati come i tuoi.
RispondiEliminaCercando tra tutte le tue ricette ho visto che hai moltissimi piatti di questo genere e penso che ti ruberò le idee da portare sulla mia tavola. Ne sarà felicissimo anche mio marito.
Grazie per questa vera “chicca”.
Alla prossima.
Ciao Stefania, ti ringrazio per aver accostato con il pensiero i miei piatti con quelli meravigliosi del Trentino. Cucina di quella zona che amo tantissimo anch’io. A dire il vero amo tutte le cucine tipiche regionali della nostra bella Italia. Ti autorizzo a “rubare” tutte le idee che vuoi per far felice tuo marito.
EliminaTi ringrazio per il commento e ti auguro felice w.e.
Lorena
Che dire delle tortine veramente molto gustose presentate in maniera perfetta. Complimenti per la nuova veste del blog, ancora più bella e originale. Bacioni e buona giornata.
RispondiEliminaFabiola grazie mille, era arrivato il momento del cambiamente...
EliminaUn abbraccio, Lorena
UN VERO PIATTO GOURMET! Bella presentazione!
RispondiEliminaGufetta, direi più piatto contadino... ahah aahahahah Buona giornata cara.
EliminaLorena
Adoro questi piatti rustici! Non sai che darei x aver pronte queste terrine x cena :-)
RispondiEliminaBuona giornata Lore <3<3<3
E nella tua bella Toscana ce ne sono davvero tanti... Se eravamo vicine potevo portartene due.
EliminaUn abbraccio, Lore
Una ricettina tutta invernale dai sapori decisi e che vorrei mangiarmi subito, ora, adesso! :)
RispondiEliminaCiao Federica, ideale per questi giorni freddissimi a venire... Buon fine settimana e grazie.
EliminaLorena