Frittelle dolci con fior di sambuco e Moscato di Scanzo. Ricordi di un passato di libertà...

Oramai era tempo di preparare queste frittelle...
Da qualche anno erano in previsione ma poi, per una cosa o l'altra, scappava il periodo. Eh si, perché questi fiori hanno durata breve e se non ci si attrezza per tempo si rischia di trovarli ormai passati.
I fior di sambuco fanno parte di quella vegetazione che mi è molto familiare e che conosco da quando ero bambina, pur abitando in città. Ora vi racconto perché.
Mio nonno era un pescatore così come lo è mio padre e di conseguenza, pur se non sempre scontata, lo sono io. Pescatori di fiume, con la canna.
Si può quasi dire che io ho imparato prima a pescare che a camminare. Ricordo che da sempre, nella bella stagione, la domenica si andava sul fiume Adda, nella zona del lodigiano.
Si partiva la mattina presto - ai tempi abitavamo in centro a Milano e ci voleva circa un'ora di viaggio - io mia mamma e mio papà e ci si dava appuntamento in un piccolo paese chiamato Boffalora d'Adda con un collega di mio papà, anche lui pescatore, sua moglie e sua figlia di un anno più grande di me. Si scendeva dalla macchina, ci si salutava con tanto entusiasmo ma velocemente perché non si vedeva l'ora di arrivare sul posto, quasi come fosse la cosa più bella al mondo.
Subito fuori da questo paese, situato in aperta campagna, si imboccava una strada sterrata non sempre agevole e ci si trovava immersi in una lussureggiante natura: a tratti si passava in mezzo ad alti alberi, dove il sole non riusciva neanche a filtrare, per poi trovarsi in spazi aperti tra bellissimi campi di grano pieni di papaveri e fiordalisi e in lontananza spiccava qua e là qualche tipica cascina lombarda in piena attività, se ne poteva sentire l'odore - che io adoravo - e i versi delle vacche e dei maiali.
In alcuni punti la strada costeggiava dei piccoli fossi con l'acqua talmente limpida da sembrare un acquario e le alghe mosse dalla leggera corrente sembravano i capelli ondeggianti di una sirena. Pesci, rane, libellule, ragni d'acqua, fiori acquatici... la vita brulicava in quelle acque cristalline.
Poi, dopo questo piacevole percorso, si arrivava su una immensa spiaggia di ciottoli bianco/grigi che formavano un bellissimo contrasto con le verdi acque del fiume. Il silenzio era totale, rotto solo dal "cu cu" di un uccello, dal fruscio della vegetazione rigogliosa mossa dalla brezza sulla sponda opposta del fiume e il rumore dello scorrere dell'acqua.
Eravamo soli e lo saremmo rimasti per tutta la giornata perché, allora, nessuno usava fare queste scampagnate sui fiumi. Solo noi sei e nessun altro, eppure mai ci siamo sentiti in pericolo. Altri tempi.
Ci si posizionava a pochissima distanza dall'acqua del fiume con le due macchine. Ma non parcheggiate così a caso; venivano messe una a fianco all'altra ad una distanza quasi millimetrica di circa quattro metri perché poi, con l'ausilio di tubi fatti fare apposta e dei tiranti, si stendeva una lunga tenda in pesante stoffa che ci avrebbe protetti dal sole.
Poi si passava a scaricare freneticamente le macchine e in quei momenti nessuno parlava perché ognuno aveva i suoi compiti: tavolini da picnic, frigoriferi portatili, sdraio, borse varie, canne da pesca, stivaloni lunghi e relativa attrezzatura, giochi vari e non so quanto altro.
Una volta sistemati, ci si divideva in questo modo: le mamme e l'altra bambina stavano sotto alla tenda. Le mamme a chiacchierare allegramente, a leggere oppure a prendere il sole e la bambina a giocare.
Io mi prendevo la mia razione di vermi, la canna e la borsa con l'attrezzatura - mentre mia mamma invano cercava di mettermi la protezione solare - e andavo alla mia solita lanca con l'acqua ferma, distante circa 200 metri, per pescare gobbi e pesci gatto. I papà invece si avviavano insieme lungo la riva del fiume con il seguente outfit: costume, cappellino e con gli stivaloni che arrivavano all'inguine, anche loro con tutta l'attrezzatura da pesca poi, ad un certo punto, si dividevano e ognuno si posizionava nel posto preferito, sparendo all'orizzonte.
Certo Lidia, l'altra bambina, avrebbe voluto che mi fermassi con lei a giocare con le bambole e pentoline varie ma io ero una selvaggia e preferivo di gran lunga trafficare con i miei pesci, bisce d'acqua e rane oppure muovermi all'interno della vegetazione per guardarmi attorno e stupirmi di ogni cosa. Sono passati davvero molti decenni da allora, eppure ricordo ancora la curiosità che avevo per tutto, per le piante e per gli animali di tutti i tipi. Mi sedevo, osservavo, ascoltavo e mi sentivo profondamente felice.
Poi, risvegliata da questa estasi meditativa, sentivo in lontananza la voce di mia mamma che mi chiamava: "Lorenaaaa si mangia". Non era vero! Mancava ancora almeno mezz'ora all'ora di pranzo ma lei sapeva che io non sarei arrivata subito e quindi mi chiamava con largo anticipo. Lo stesso valeva per i papà che con la scusa di essere lontani e non aver sentito potevano fare "l'ultimo lancio" sperando nel pesce gigante da mostrare all'amico.
Quando si tornava alla tenda cominciava la solita tiritera... I papà tiravano fuori dai pesanti retini tutti i pesci pescati e li misuravano a spanne per decretare chi aveva preso quello più grosso. Sembrava di essere al mercato tra risate e urla di allegria.
I nostri pranzi non erano mai panini o cose veloci ma, anzi, erano veri e propri pranzi della domenica: antipasto, primo, secondo e contorno nonché frutta perché fa bene. Caffè del termos per i grandi.
Poi veniva l'abbiocco e sulla allegra combriccola calava un silenzio totale. Tutti dormivano tranne me. Mi riprendevo tutti i miei bagagli e ripartivo. Non potevo sprecare tempo oziando, chissà quali meraviglie mi sarei persa e quanti pesci non avrei preso.
In quei momenti mi sentivo libera e padrona del mondo, nel mio eden privato in beata solitudine.
Ricominciavo a pescare, sotto al sole cocente che ai tempi non mi dava alcun fastidio, tenendo questa volta l'orecchio ben teso aspettando mia mamma che mi avvisasse che erano passate le canoniche "tre ore" per poter fare il bagno.
Che divertimento... in acqua io, mio papà e il suo collega a farci trasportare nei punti con una leggera corrente sotto l'occhio sempre attendo di mia mamma.
Solo noi tre sapevamo nuotare quindi "le femmine" stavano sotto alla tenda divertendosi con i nostri allegri schiamazzi.
Una volta usciti dall'acqua era l'unico momento in cui mi concedevo una pausa sdraiata al sole per asciugarmi.
Una pausa che durava ben poco perché poi ripartivo verso nuove avventure. Ricordo di una volta che mi è venuta la brillante idea di raccogliere proprio i fior di sambuco per strofinarmeli sui lunghi capelli. Il risultato era sicuramente bello da vedere perché centinaia di piccoli fiorellini erano rimasti imprigionati tra i capelli, sembrava l'acconciatura di una sposa, ma poi per togliermeli mia mamma ha dovuto faticare non poco. Però profumavo tantissimo...
Nel tardo pomeriggio venivo richiamata alla base, ovviamente sempre con largo anticipo, allora svuotavo il retino con dentro il mio pescato liberando i pescetti e buttando in acqua i vermi avanzati.
Mentre si smontava tutto e si caricava la macchina per andarcene, si poteva percepire quella silenziosa tristezza tipica di quando finisce qualcosa di bello.
Prima di salire in macchina si dava un ultimo sguardo per essere certi di non aver lasciato nulla a terra perché la spiaggia la lasciavamo nelle stesse condizioni in cui l'avevamo trovata: perfettamente pulita. Il sacchetto con i rifiuti della giornata lo caricavamo in macchina per poi buttarlo a casa.
Ma dato che la giornata non poteva finire così, ci fermavamo spesso a mangiare nella trattoria casalinga "Da Maddalena" che si trovava sempre a Boffalora d'Adda, il paese dell'appuntamento mattutino.
Una trattoria d'altri tempi dove noi eravamo oramai di casa. Ma questa è un'altra storia...
Ora, rileggendo questo mio scritto, mi rendo conto forse per la prima volta di quanto queste domeniche estive passate in libertà, che sono andate praticamente da quando ero piccola fino almeno ai miei 15 anni, abbiano formato quello che oggi è il mio carattere selvaggio e da maschiaccio, bisognoso di libertà e di natura, ribelle, avverso alle costrizioni di ogni genere e sognatore. 
Mamma e papà, grazie per avermi fatto vivere tutto questo.

frittelle dolci di fior di sambuco

dolci con i fiori dl sambuco

Se decidete anche voi di raccogliere questi fiori, fatelo in posti isolati e lontani da smog e altri inquinanti.
Attenzione! Dovete essere certi che siano fiori di sambuco perché c'è una pianta che fa fiori simili ma sono nocivi.

frittelle di sambuco

Preparazione facile
Per 6 persone:
- 100 gr di farina
- 80 gr di zucchero
- 2 uova  (se potete, scegliete uova di galline libere)
- 150 ml di latte
- mezza bustina di lievito per dolci
- 1 cucchiaio di Moscato di Scanzo (vino passito)
- 2 o 3 fiori di sambuco (regolarsi in base alle dimensioni)

per friggere:
- olio di arachidi o di mais
- zucchero al velo

Sciacquare velocemente i fiori sotto l'acqua fredda tenendoli per il gambo quindi scuoterli delicatamente per eliminare l'acqua.
Con le dita spezzare lo stelo che tiene uniti i gruppetti di fiori e lasciarli in un colino ad asciugare.

ricetta con il moscato di scanzo

Nel frattempo, in una ciotola mettere la farina setacciata, lo zucchero, le uova e il lievito. Mescolare bene quindi aggiungere il latte, il Moscato di Scanzo e i fiori.
Amalgamare tutto affinché risulti una crema omogenea, non troppo liquida e non troppo densa.

dolci con i fiori di sambuco

In una larga padella scaldare l'olio e versare separatamente 5 o 6 cucchiai di pastella. Fare friggere (come da filmato) fino a doratura, prima un lato poi l'altro, quindi appoggiare le frittelle su un piatto coperto di carta assorbente.
Alla fine cospargere con zucchero filato. Le frittelle sono buonissime consumate tiepide ma si possono mangiare anche il giorno dopo.


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10 commenti

  1. Tu buttavi i retini con i pesci io la lenza completa di tutto :)
    Un modo diverso di preparare le fritte di sambuco, quelle che faceva mia nonna era il fiore completo con il gambo accorciato tuffato nella pastella e fritto mangiavi i fiori croccanti.Qualche volta mettera del miele diluito oppure quella sua confettura diciamo cosi fatto con le bacche del sambuco quando non è fiorito. Preso nota e bel racconto sono momenti che ci portiamo dentro e non possiamo dimenticare. Buona fine settimana un abbraccio.

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    1. Aha ahahah una pescatrice provetta allora! Si effettivamente si prepara principalmente come hai detto tu ma mi ispirava anche questa versione. Prossimamente li farò a modo tuo.
      Un abbraccio e buona serata, Lorena

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  2. Che bel racconto. Grazie per averlo condiviso con noi.

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    1. Grazie a te per aver avuto pazienza di leggerlo. Felice serata, Lorena

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  3. Un racconto davvero molto piacevole da gustare fino in fondo. Anche tra le pagine del tuo sito si denota questa necessità di libertà e voglia di natura.
    Complimenti per tutto e per questa strepitosa ricetta fotografata meravigliosamente.
    Marta e scrivo da Novegro

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    1. Ciao Marta, grazie mille per il tuo messaggio. Si effettivamente, proprio come ho scritto, per me è vitale circondarmi di natura. Il mio sogno è quello di ritirarmi in semi solitudine in qualche posto isolato, circondata da molta vegetazione ed animali.
      Con piacere ti aspetto ancora qui, buon fine settimana.
      Lorena

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  4. Delizioso il racconto delle vostre domeniche di pesca! I tuoi genitori ti hanno fatto un regalo grandissimo a contatto e partecipazione della natura! Carinissima la ricetta delle frittelle!

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    1. Grazie Caterina, se sono cresciuta con questo carattere, non schizzinosa e capace di fare tantissime cose lo devo proprio a loro.
      Frittelle OK. Un abbraccione, Lorena

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  5. Grazie Lore x averci regalato questo bellissimo scorcio della tua infanzia :-) crescere a contatto con la natura e condividendo una passione comune, seppur poco femminile, è il miglior dono che un genitore possa fare al proprio figlio!
    Grazie anche x questa sfiziosa ricetta, non l'ho mai provata ma mi ispira da matti :-) devo solo sperare di trovare ancora il sambuco in fiore..

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    1. Decisamente poco femminile! Ma sapessi quanto mi piace... Questo ti fa capire quanto i genitori possano plasmare i figli, nel bene e nel male.
      Per il sambuco dovresti avere ancora qualche giorno di tempo.
      Lorena

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